lunedì 11 febbraio 2008

Da Felice il locale si modernizza, ma la romanità c'è sempre

Troppa grazia, sant'antonio, direbbe qualcuno, ma la realtà è proprio questa: due post uno appresso all'altro su questo blog, e un terzo è in preparazione sulla nuova trattoria di pesce del Pigneto (vero, marco?).

Cominciamo da Felice, un luogo storico per la ristorazione romana, segnalato da Slowfood per la sua filosofia: "fedeltà ai ricettari tradizionali capitolini e attenta ricerca delle materie prime". E' vero: la vecchia sala rimasta così com'era dal dopoguerra non c'è più, e neanche Felice Trivelloni a sovrintendere le operazioni (sembra che si veda a volte a pranzo, a quasi 90 anni!), ma nelle due salette di legno e mattoni a vista si mangia bene, con ricette tradizionali e porzioni non da "nouvelle cuisine", a prezzi equi, sui 30-35 euri per un pasto completo.


Prima della ristrutturazione curata dai figli, Felice era noto per selezionare la clientela all'ingresso, tanto che tutti i tavoli avevano il cartellino "occupato", compreso uno dedicato esclusivamente ai testaccini, e decideva lui se eri abbastanza simpatico per entrare e mangiare... si favoleggia che ci mangiava Benigni e che a D'Alema una volta abbia detto che era tutto occupato! Anche io, modestamente, sono stato rifiutato da Lui in persona, che troneggiava all'ingresso del locale :-(

Oggi il menu è rimasto uguale, con una base fissa e altri piatti a rotazione secondo la tradizione romana. Giovedì scorso, in una tavolata di una decina di parenti, abbiamo apprezzato particolarmente i salamini secchi come antipasto (ma ci sono anche frittate e fagioli, volendo farsi del male!), e poi una serie di primi stupefacenti. La cacio&pepe, diciamolo subito, è la migliore che io abbia mai provato: il piatto è arrivato con un mix di parmigiano e pecorino sopra, che il cameriere, a fianco a me, ha mescolato utilizzando un cucchiaio e una forchetta per un minuto buono, finchè non ha ritenuto che la crema che si andava creando fosse al punto giusto!!!! E poi, tutti ottimi, amatriciana, carbonara, gnocchi e "alla felice" (menta + ricotta salata).


I secondi non sono stati da meno: io ho provato un involtino... sì, uno solo, ma lungo una quindicina di cm, adagiato in un letto di sugo al pomodoro; e ho anche assaggiato una polpetta di quelle che non si fanno più, ripiene di bollito, rese di forma ovale e fritte. Ma al tavolo sono arrivate anche delle fiamminghe piene di coda alla vaccinara (con annesso "bavaglione" per evitare macchie!) e un ottimo abbacchio allo scottadito. Se andate nei giorni giusti, potrete trovare l'arzilla in brodo o in bianco, il lesso, il baccalà, la trippa, ecc. ecc. ecc.

Dopo puntarelle con alici e carciofo alla romana, infine, come dolce, uno stratosferico tiramisù al bicchiere con caffé e cioccolato caldo chiude degnamente il pasto, peraltro annaffiato da un onesto rosso della casa. E poi caffè e amari, non più presi dal bar di fronte come un tempo. E' ora di uscire, sempre che riusciate ad alzarvi, ovviamente ;-)

Da Felice
via Mastro Giorgio, 29 (Testaccio)
tel. 06 5746800
aperto a pranzo e cena, chiuso domenica
sito ufficiale (osservate la scritta "romana VIRUS romae discitur"... gli perdoniamo volentieri i "virus" senza "virtus")
una descrizione + un'altra ancora + una terza

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