giovedì 27 ottobre 2011

Un Salotto senza andare da Ikea

Se guglate insieme Salotto + Ikea usciranno come risultati tutti i mobili svedesi per la vostra casa... se invece specificate "Salotto Culinario" troverete un ristorante strano, proprio vicino a Ikea Anagnina, dentro quello che con un po' di sana modestia viene chiamato "Castello Peroni" anche se non c'entra nulla con la birra: sì, quella costruzione super trash a sinistra della Tuscolana subito dopo il raccordo, sì quella :-)
Dentro però è un altro mondo: il giovane chef Adriano Baldassarre, dopo l'esperienza a Zagarolo, si sta man mano avvicinando a Roma, e prima di atterrare al centro (via Nazionale angolo via Milano...) si è fermato per ora - fortunatamente per noi abitanti del decimo municipio - all'altezza del grande raccordo anulare che circonda la capitale!

Perchè trova spazio dentro MagnaRoma? Perchè sebbene costoso non è inaccessibile, e mantiene un'attenzione alla cucina e ai prodotti romani molto ma molto interessante. Da un lato, infatti, i menu degustazione stanno sui 35-45 euri vino escluso (ma a pranzo si scende vertiginosamente a 13! - oddio, ma quale motivo dovrebbe spingere uno a pranzo a stare dalle parti di Anagnina?), e dall'altro lato frutta e verdura arriva dal mercato di Grottaferrata, il pesce da Anzio e salumi/formaggi da Dol a Centocelle, con una filosofia di attenzione al territorio e di km 0 che fa piacere.
Ieri sera, dopo aver parcheggiato ai piedi del Castello (scusate, mi fa troppo ridere sta costruzione...) siamo entrati nel Salotto deserto (causa giornata di campionato infrasettimale) che si è via via riempito ma poco e con lo sfondo delle grandi vetrate e dei grandi refrigeratori per il vino ci siamo seduti e abbiamo scelto di disdegnare i menu e provare invece gli antipasti più celebrati nella blogosfera: le polpette di coda alla vaccinara (sublimi, morbide e saporite) e il cannolo di burrata (un po' slegato, ma ottima consistenza - si dice così?).

Subito dopo due primi diversi: io gli spaghetti con alici e pangrattato e lei la gricia, entrambi ottimi e in porzioni corrette (non da nouvelle cuisine, e senza piatti enormi con due fili di pasta dentro!). Infine due dolci: io un fondente al cioccolato eseguito alla perfezione con un netto contrasto tra l'interno liquido e la copertura friabile, e lei un semifreddo con albicocche, mandorle e caramello salato giudicato molto ma molto buono. Quasi 50 euri cadauno (compreso un bicchiere di vino e di passito per me) e passa la paura! Rapporto qualità/prezzo favorevole, la qualità c'è e si sente.
Almeno quattro note di merito: l'ambiente è bello, moderno ma nientaffatto freddo; il menu è semplice, con nomi brevi e chiari ma non fantasiosi e la descrizione di tutti gli ingredienti del piatto (la pasta, per dire, cominciava con "farina 00, uova, ..."); la pasta, appunto, è fatta in casa; il servizio è attento, rapido ma non invadente, e anche lo chef viene in sala a informarsi o a proporre. Totalmente consigliato, e sbrigatevi finchè c'è Baldassarre :-(
Salotto Culinario
Via Tuscolana, 1199 (Anagnina)
Tel. 06 72633173
Chiuso la domenica, e anche lunedì e sabato a pranzo
Sito ufficiale
Le recensioni di Scatti di Gusto, Via dei Gourmet, Italian Linguini e del Corriere.

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lunedì 24 ottobre 2011

Se il Duca non è solo Ellington

Si chiama Cotton Club, ma non ci troverete Duke Ellington, bensì Ottavio Pietrantonio. Un altro Duca, a modo suo. E in quanto a duchi, il luogo ne ha avuti a iosa. Procediamo con ordine. Ottavio è l'anfitrione del Cotton Club, osteria a conduzione familiare nel cuore di Benevento, città ricca di testimonianze storiche e centro archeologico di prima importanza. Il Cotton Club è a due passi dall'Obelisco di piazza Papiniano. Sembra un riferimento ostico per i non beneventani, in realtà è un indizio essenziale: appena avvistato il piccolo obelisco buttatevi nel vicolo e lì troverete il locale. Ottavio accoglie i clienti con una citazione di Proust: "La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli". Ottavio ha vergato quelle parole all'ingresso, a monito del turista distratto, pensando a Benevento. Il genio della letteratura si riferiva invece a un Paese europeo, circondato dal mare sui tre lati, a forma di stivale. Quale?

Il Cotton Club ha interni accoglienti (cosey, come dicono gli inglesi? Sì, cosey) con pareti che esplodono di quadri e oggetti senza apparire pesanti, il servizio è di antica cortesia, i piatti sono tradizionali ma non troppo, con ingredienti di stagione per lo più locali, senza fondamentalismi. Nel menù spicca lo spaghetto "Vucciria" omaggio a Palermo, per non parlare dei Fiori di Venere (in foto), ovvero riso venere con fiori di zucca, che abbiamo gustato in una fresca serata estiva, semplicemente sublimi. Ingredienti locali quindi, senza che la scienza in cucina resti confinata all'ombra del campanile.

Al Cotton Club si dà grande attenzione ai formaggi, alle carni, alla selezione delle verdure. I bocconcini di maiale che si sciolgono in bocca, prosciutto e fichi di prima scelta, nel peperone ripieno i sapori raggiungono armonie celestiali, in cantina i vini sono essenzialmente del territorio, alcuni dei quali di buon pregio. Ottavio fa la spesa, sceglie gli ingredienti, la moglie cucina. Risultato di ottimo livello per prezzi che si aggirano su meritatissimi 25-30 euro a persona. Con i miei commensali siamo andati oltre, ma solo perché abbiamo scelto un vino (un paio) di quelli da conservare ut reliquia…

Una volta fatta la conoscenza con Ottavio, se si passa al Cotton Club in ampio anticipo sulle "ore pasti", l'anfitrione - anima dell'associazione locale l'Obelisco - potrebbe anche portare l'ignaro turista a passeggio nei dintorni del ristorante. Ad ogni angolo un aneddoto, la citazione di una dinastia, il racconto di un esposto alla sovrintendenza ai beni archeologici, o della denuncia di un tombarolo. Puro orgoglio sannita. Eccolo in azione, Ottavio. Narratore micidiale, sulla storia della città è capace di fare excursus mirabolanti, dai clientes degli antichi romani ai clientes della Dc, dai Longobardi che qui hanno prosperato per secoli alla dominazione pontificia, dal disagio per il riciclo dei manufatti archeologici ri-utilizzati in città nei modi più disinvolti al mancato riciclo dei rifiuti che sfigura molte zone della Campania oggi. Se capitate da quelle parti la visita è d'obbligo. Oltre alle pietanze, al Cotton Club potete godere di una lezione di storia e archeologia… aggratis!

Cotton Club
via De Vita 16 - Benevento
Prezzo: 25-30 euro
Tel.: 349 3827226
Mail: cottonclubosteria@live.it
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domenica 23 ottobre 2011

Bistrot Bio alla Valle dei Casali

Il Bio Bistrot è un bel progetto creato all'interno del Parco Provinciale della Valle dei Casali (Monteverde alto) da una coop che in loco già organizzava attività per i bambini di educazione ambientale e mercatini di prodotti bio. Il locale è carino, interni curati, moderni ma non freddi e i tavoli sono grandi e abbastanza lontani tra loro, difficile avere il vicino che "ti parla sopra".
L'estate dev'esser una figata, i tavoli sono letteralmente nel giardino (c'è una pedana di legno mi pare, dove appoggiano tavoli e sedie), nelle serate romane afose, ce se deve aripijà per bene. Ieri eravamo due, poi si è aggiunto un amico, dunque eravamo tre. Abbiamo preso un tagliere di cinta senese (2 salami di cui uno buono e uno buonissimo, una lonza e una pancetta buone) e 3 primi, un cannelloncino al baccalà (interessante) con verdure di campo e due tagliolini con carciofi su letto di pecorino (molto buoni) e due postres un tortino di cioccolato con arancia essiccata e una crema catalana (buoni). Abbiamo bevuto acqua del sindaco frizzante e un buon bianco (mi pare) della zona di orvieto. Anche il vino è bio, come il resto. Il servizio è buono e attento senza esser soffocante. Prezzi 30-40 euri.


Bistrot Bio - Casa del Parco
Via del Casaletto, 400 (Monteverde Nuovo)
Tel. 06.45476909
Aperto a cena da martedì a sabato e domenica a pranzo
Sito del Parco

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sabato 22 ottobre 2011

Due vinerie tra Appia e Tuscolana

Via Santa Maria Ausiliatrice, tra l'Appia e la Tuscolana, nasconde due vinerie interessanti: "Remigio" e "Tramonti e Muffati". Sfruttando una bella serata di aprile, io e Fabio le abbiamo provate entrambe, con un aperitivo "corposo".


Siamo entrati inizialmente da Remigio, attratti dai colorati piatti da aperitivo che si vedevano sul bancone e dalla scritta "Champagne e vino". Purtroppo gli stuzzichini colorati tali sono restati: colorati. Questo era il loro maggior pregio. Per il resto: pane tipo baguette da supermercato tagliato a fetta di salame di consistenza gommosa con sopra, di volta in volta: pomodoro e mozzarella a dadini di sapore e consistenza vaghi e senza condimento alcuno, mozzarella sciolta e ormai abbondantemente fredda con fetta di wurstel, tartare di olive, tartare di melanzane e similaria...


Sul vino, ci siamo fatti consigliare. E il consiglio è stato ottimo. La richiesta di entrambi era di uno champagne secco, interessante e non troppo caro. Il bello di Remigio è che essendoci la mescita, la possibilità di provarne diversi si amplia, cosa difficile da trovare in una vineria a Roma. Chiacchierando poi il ragazzo al bancone mi ha raccontato che uno dei soci è appassionato da sempre di "vino con bollicine" per cui ormai da anni gira la Francia (ma anche l'Italia) alla ricerca di piccoli e medi produttori che offrano prodotti dal buon rapporto qualità/prezzo i cui prodotti spesso non sono distribuiti nel Lazio. Un modo di dirmi che ce l'hanno solo loro, quei vini lì. Abbiamo pagato il giusto, lo champagne era veramente buono, peccato per gli stuzzichini.


Remigio
Via di Santa Maria Ausiliatrice, 15 (Appio-Tuscolano)
Tel. 06.789228
Chiuso la domenica
Sito ufficiale

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Camminando su Via Santa Maria Ausiliatrice, dalla Tuscolana verso l'Appia, sempre sulla sinistra, verso la fine c'è Tramonti e Muffati. Il locale è aperto da metà degli anni '90, molto caldo nell'atmosfera, forse un po' datato e con una carta dei vini notevole. Col vino non siamo stati fortunati, il primo scelto non c'era, il secondo neppure, lui molto gentilmente ce ne ha proposto un'altro dello stesso produttore del primo che sembrava interessante ma costava troppo per le nostre tasche e alla fine ne abbiamo preso un quarto. Un Salice Salentino (mi pare), era potabile, senza infamia e senza lode. Mi sarei aspettato di più in una vineria di quel genere, nonostante il vino da "primo prezzo" (mi pare 16euri).


Purtroppo invece la cucina non funzionava, per cui abbiamo preso un tagliere di salumi e formaggi veramente notevole. Poi il padrone ce li ha spiegati tutti (anche se non ne ricordo nessuno) ma erano ottimi.


Tramonti e Muffati
Via di Santa Maria Ausiliatrice, 105 (Appio-Tuscolano)
Tel. 06.7801342
Chiuso lunedì, aperto dalle 16 in poi
Sito ufficiale

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domenica 2 ottobre 2011

Ciociara, umbra o romana?

"Dicaaaaaaaaa"

No, questa recensione non parlerà nè di locali etnici, nè di nuove osterie romane... Basta fare pochi passi dentro e il "Dicaaaaaaaaaa" del gestore, che vuole richiamare l'attenzione di voi che siete entrati spensierati senza chiedere nulla, vi farà capire che qui si mangia solo cucina tradizionale e ben sperimentata. Siamo a Cinecittà, tipico quartiere popolare romano e romanista, dove da anni immemorabili sorge questa trattoria e pizzeria chiamata "La Ciociara", ma gestita da una famiglia umbra :-)


"Faccia presto che c'ho da fà"

Diciamo subito che il servizio è sbrigativo, gestito da due generazioni di una simpatica e tenera famigliola (non aspettatevi Brad Pitt e Angelina Jolie...) che si dà da fare per portare in tavola il necessario, ma non si perde certo in chiacchiere e convenevoli, e quindi se non siete pronti a ordinare rischiate di passare dietro a numerosi altri commensali. Eh sì, perchè il posto è affollato sempre, con qualche tavolo sul marciapiede, un'ampia sala interna con finestre chiuse dai tipici vetri smerigliati delle vecchie osterie romane e un'altra sala al piano inferiore.


"A Marcè, e sparecchia quei tavoli!"

Veniamo al succo: la Ciociara è sia pizzeria, con le classiche pizze basse e croccanti e buoni fritti non surgelati (i veri supplì "al telefono" e i filetti tra tutti), sia trattoria, che propone piattoni di primi notevolmente conditi (non perdete gli gnocchi ovviamente del giovedì) e secondi tradizionali (come l'ossobuco) o di carne chianina. Lo so, vicino c'è la modernità di Sforno o Lievito Madre, ma alla vecchia cara pizza romana ogni tanto anche il foodie più esigente ha bisogno di tornare, quantomeno per le reminiscenze di quand'era bimbo e "pizza" significava solo questa, con buona pace dei napoletani!


Dolci non memorabili, forse eccetto una crema catalana bruciata con la fiamma ossidrica (!), ma per gli estimatori c'è l'amaro Unicum o il Nerone, e anche un Centerbe molto ma molto aspro. Conto totale sui 15-20 euri per la pizzeria, tenendo conto che margherita e napoli stanno sui 5 euri e solo le pizze più elaborate arrivano sugli 8 euri. Intorno ai 25 invece un pasto completo con primo e secondo.


La Ciociara
Via Valerio Publicola, 31 (Cinecittà)
Tel. 06.7615500
Chiuso martedì

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