lunedì 3 novembre 2014

Palmira, da Amatrice a Monteverde

E' una new entry della guida SlowFood 2015, quindi il Politburo di MagnaRoma non poteva esimersi dal provarla... siamo tornati a Monteverde, la patria di Cesare e dell'Osteria omonima, per dirigerci all'Osteria Palmira, erede di una tradizione che parte da una vecchia trattoria nel rione Monti e passa per materie prime provenienti da Amatrice.

Lo dichiariamo subito: forse siamo partiti da aspettative molto alte derivanti da Puntarella Rossa, ma l'abbiamo trovato buono ma non memorabile, senza infamia e senza lode, come dice anche Te ce manno io.



Ambiente familiare e gradevole, con dehors verandato e interno tradizionale, che denuncia subito l'origine amatriciana di molti prodotti. Servizio attento, discreto e bene informato sui piatti e sulle preparazioni.

Per cominciare abbiamo diviso due antipasti, ma di sicuro non siamo rimasti folgorati dai numerosi piattini arrivati sul tavolo: bruschettine, sformatini di verdure e di patate, ricottina di bufala, insalatina di farro (sì, tutto ino...), fagioli e ceci conditi, trippa, coratella, nervetti, lingua (buona e insolita). In generale poteva esserci meno roba ma più curata, facendo in modo che rimanga un ricordo di cosa si mangia.



Come primi, volevamo provare i famosi gnocchi ricci di Amatrice (ma va?), che sono disponibili in quantità limitata perché fatti a mano da un'arzilla 90enne cui ovviamente non si possono chiedere produzioni industriali. In realtà non sono gnocchi, ma grandi orecchiette condite al ragù, consistenti e buone. Abbiamo testato anche gli spaghettoni all'amatriciana e i bombolotti alla gricia, tutti abbondanti e saporiti (per qualcuno di noi troppo).



Arrivando ai secondi eravamo già abbastanza pieni, ma non potevamo lasciare i lettori di MagnaRoma senza qualche indicazione, e così ci siamo sacrificati assaggiando due begli involtini alla romana (enormi e buoni), le polpette di bollito (niente di particolare) e il bollito in salsa verde (idem, con la salsa poco appariscente). Sui dolci abbiamo alzato bandiera bianca...


Il tutto è stato innaffiato di vino bianco biologico, una malvasia puntinata del Lazio (ma c'erano varie bottiglie a prezzi inferiori a 20 euri), e alcuni amari troppo cari a 4 euri. In tutto abbiamo pagato 35 euri cadauno, un prezzo giusto per la qualità dei prodotti e per trattorie analoghe, ma non tanto per cui valga la pena di attraversare Roma e cercare parcheggio a lungo.


Osteria Palmira
Via Abate Ugone 29 (Monteverde)
Tel. 06 58204298
Sempre aperto a pranzo e cena

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